sabato 17 gennaio 2009

Magia dell'indaco

Due anni fa ho visto un DVD sull'indaco fatto da un artista norvegese. Purtroppo non mi è stato possibile acquistarlo perché ne aveva portati pochi con sé e poi ne ho perso le tracce.
L'indaco mi è rimasto nel cuore, tanto da desiderare di provarci anch'io.
L'estate scorsa ho fatto qualche tentativo di fermentazione naturale, ma i risultati non sono stati soddisfacenti. Quindi, in autunno, mi sono "accattata" (mi piace questa parola) il libro di Liles e ho montato un tino chimico con l'idrosolfito.
Finalmente ho visto fra le mie mani un po' blu (noooo, si devono mettere i guanti!) la mia matassa di prova che man mano virava al blu, un bel carta da zucchero mai ottenuto prima, nonostante un'intera estate di sforzi.
E poi, presa dall'entusiasmo sono andata a cercare una vecchia matassa improbabilmente gialla e pure un po' scolorita dal sole e dopo averla intinta in quel fantastico liquido dai riflessi iridescenti in superficie, ecco un bel verde, proprio quello di cui sono pieni tutti i negozi di moda, con qualche striatura leggermente più chiara per via del colore di partenza. Sto imparando tante cose ed è bellissimo.
Qui si accede a un video di Vivien Prideaux che dà un'idea della magia di cui parlo. Buona visione!

17 commenti:

berny ha detto...

Anche questa è uno spettacolo!!!
Vorrei ottenere anche io un bel blu, ma non so da dove cominciare...
E poi.... oggi mi è arrivato il pacchettino con spindle, lana e istruzioni (in Inglese) ma credo di essere davvero imbranata!!!
E se venissi a trovarti a Milano???????

birci ha detto...

Per il fuso hai già provato a guardare le spiegazioni e il video sulla pagina dedicata alla filatura di www.filodilana.com ? Come vedrai, il sito non è finito, ma per il momento potrebbe esserti utile.
Saresti la prima cavia e gradirei molto le tue osservazioni e critiche.
All'inizio tieni il fuso appoggiato su un piano mentre gira, poi quando sei più sicura lo lasci girare nel vuoto.
Fammi sapere e se i problemi persistono, potremmo trovarci.
Ciao
Anna Maria

berny ha detto...

Prometto domani di provare con più impegno, e si ho visto il video molte volte, ma più per piacere che per imparare!!!
E se davvero potessimo incontrarci,per me sarebbe davvero bellissimo!
La lana al prezzemolo non l'ho mordenzata, ma ho aggiunto del solfato di rame al bagnocolore, come suggerito dal mio libro guida!!!

birci ha detto...

Ecco perché punta al verde!
Che libro è?
Sto preparando la pagina della cardatura. E' tutta la sera che cerco i video.
E poi verrà la parte più terribile per me: tutto il lavoro di maquillage. Speriamo in bene.
Ciao

mistral ha detto...

E' semplicemente uno splendore quel colore!!!!!!! Lo adoro, ma ho paura che per me sia un'impresa troppo ardua da ripetere, ma se avrò una maestra come te, magari mi ci posso impegnare.
un abbraccio

mistral ha detto...

Per berny, ssto aspettando anch'io il fuso che mi arriva dall'america, che ne dici se quando mi arriva ci incontriamo e proviao insieme a venirne a capo di qualcosa,magari in due viene meglio.Fammi sapere.
E poi insieme potremmo fare anche un salto dalla nostra cara Birci che ne dici?

berny ha detto...

Per me va benissimo, come avevo già proposto a Birci.
Possiamo provare ad approfittare della sua esperienza e disponibilità!!!

birci ha detto...

Sono curiosa anch'io di vedere i vostri progressi. E anche i fusi.
Non so come sono le vostre istruzioni, ma il momento più critico è all'inizio.
Per partire bisogna avere prima un filo di avvio ben annodato, avvolto e fissato al fuso e poi attaccarsi alle fibre finali. Le prime volte la giunta scivola via e il fuso cade, ma con un paio di trucchi si fa meno fatica:
1)Tenere il fuso appoggiato su una superficie mentre gira. Questo fa sì che il peso del fuso non contribuisca a fare rompere la giunta nel suo momento di massima debolezza.
2)Non attaccarsi agli ultimi 4 o 5 centimetri, ma partire qualche centimetro prima (anche una ventina) dopo avere estratto un piccolo stoppino dalla massa di fibre. Lo chiamo stoppino, ma sono poche fibre tutte collegate una all'altra fino alla massa.
Affiancare lo stoppino al filo di avvio e tenere ben unite le fibre soprattutto dal pennacchietto finale in poi. Avviare la rotazione del fuso e mantenerlo in rotazione, sempre la stessa direzione. Grazie al movimento di rotazione del fuso si forma un filo che prende la sua solidità dal filo d'avvio interno, si ingloba nel pennacchietto finale dello stesso filo di avvio e poi va avanti da solo.
Quando si è formato abbastanza filo ben ritorto da poterne avvolgere qualche spira sul fuso, si fissa il filo all'uncino o con l'apposito nodo e si parte a filare normalmente, tenendo d'occhio il fuso perché quando smette di girare cambia direzione e toglie tutta la forza al filato che si sfalda.
Se succede proprio all'inizio è meglio ripartire da zero piuttosto che fare una giunta su un punto ancora un po' debole.
Se succede quando si è avanti col lavoro, si fa semplicemente una giunta e nessuno lo noterà mai perché è perfettamente integrata nel filato.
E adesso, udite, udite: se siamo almeno in tre, si potrebbe fare il primo "Spindle Café" italiano.
Provo a lanciare l'argomento nel Gruppo (oppure volete lanciarlo voi?) e vediamo cosa succede.

mistral ha detto...

Vada per lo spindle-cafè!!!!!! Lancia tu l'idea poi noi a ruota attraverso il tamtam dei blog vedrai che raggruppiamo gente. Hai ragione l'inizio è difficile,non riesco a farne uscire nulla da questo spindle, mi sento una vera frana!!!!! Sarò scema??????
::::((((((((((((

birci ha detto...

All'inizio esagera con la torsione per ottenere un po di filo e quindi anche un po' di soddisfazione.
In seguito lavorerai sull'equilibrio e sulla mano del filato.
Adesso la parola d'ordine è "ottenere del filo", bello o brutto non ha importanza. Serve a copire il meccanismo per poi migliorarlo.
Bacione
Anna Maria

Stefania ha detto...

bella l'idea del Cafè, io, pancia permettendo partecipo volentieri, anche se la mia manualità con lo spindle è moooolto minore che con l'arcolaio....
x l'indaco, trovo che il colore naturale sia bellissimo, appena possibile vorrei provare, anceh erchè ricordo quyando ho fatto un viaggio in Vietnam (dove in montagna usano moltissimo l'indaco per tingere i loro vestiti che sono in canapa in genere) e mi hanno mostrato queste piantine verdissime e tenerissime da cui lo ricavano... dovrei avere un po' di foto, magari ne racconto un po'
a presto!

berny ha detto...

STò FILANDO!!!!!!!
O almeno ci stò provando....
Il mio dubbio ora è.... quanto deve essere ritorto il filo?
Mi sono accorta che se lo è poco si sfila e quindi non và bene, ma se lo torco di più non mi si arrotolerà tutto quando lo smonto dallo spindle????
SOS....
Beh per ora continuo così che mi stò divertendo e ci stò prendendo gusto!!!!

Per il Cafè ci stò ovviamente. Non sò cosa e come riuscirò a filare, ma sarà una bella occasione per conoscere amiche fino ad ora "virtuali"!!!
FACCIAMOLO!!!!!!

birci ha detto...

Ecco, sono tornata. Ieri mi è stato impossibile collegarmi, ma adesso che sono finalmente a casa, accendendo il computer ho letto le vostre belle notizie.
Brava berny! Non ti preoccupare per la torsione che ti sembra eccessiva. L'importante è che la torsione non passi anche alla massa da filare. Se succede fa' un mezzo giro contrario soltanto con le dita che stanno filando (il fuso continua a girare per il suo verso). Vedrai che così le fibre si sbrogliano permettendoti di continuare a filare.
Quanto all'avvolgimento finale su un rocchetto o in gomitolo, il peso del fuso che rotola a terra o in una scatola farà da freno per cui il filo resterà sempre abbastanza teso.
L'importante è tenere un po' frenato il filo sia quando si scarica il fuso, sia quando si scaricano i rocchetti o i gomitoli per la binatura (che si fa girando il fuso nella direzione opposta).
Bella l'idea dell'incontro itinerante.
Decidete voi: a me la Liguria va benissimo (un bar di Genova?). Sono o non sono milanese?
Ciao
Anna Maria

berny ha detto...

Ma come facciamo a filare in un bar???? Io volevo carpirti tutti i tuoi segreti e tornare a casa "filatrice"!!!!

Per quanto riguarda i miei esperimenti:
riesco abbastanza a far girare il fuso e mi diverte tantissimo vedere un filo di lana formarsi tra le mie dita. Il mio problema ora è che non ho ancora capito come si tiene la lana da filare. Ho guardato diversi video anche su you tube e fatto da loro sembra semplicissimo. Io ne prendo poca poca per volta con il risultato che ogni tre per due mi devo fermare per prenderne altra e fare giunte (che ho scoperto mi vengono anche bene!!!)
Vabbeh... credo che con un po di pratica forse ci riuscirò anche io!!!

birci ha detto...

Nelle città i bar del centro hanno salette con molti tavolini che usano a mezzogiorno per la pausa pranzo degli impiegati. Nel pomeriggio non sono molto frequentati e quindi penso che con una consumazione al tavolo potremmo cavarcela. Il fuso non richiede un grande spazio. Come inizio mi sembrava una cosa equa per tutte.
Per esempio le "ragazze" di Motivi a maglia http://maglia.blogspot.com/search/label/Milano si trovano ogni 1 o 2 mesi al Café Design della Triennale di Milano.
Ho provato a scrivere un'email un po' di tempo fa, ma non ho mai avuto risposta. Poi avrei voluto partecipare e si può dire che è per quello che ho iniziato a lavorare lo scialle di alpaca/seta, ma, come anche questo mese, mi è sempre sfuggita la data dell'incontro.
Voi conoscete quel blog?
Per quanto riguarda la quantità di lana, anch'io ne tengo in mano un po (meglio che stare continuamente con le braccia alzate) e ne aggiungo sempre un po' prima che finisca. Così il lavoro risulta abbastanza continuativo.
Ciao
Anna Maria

birci ha detto...

Caspita! Fanno un corso di filatura a Roma. Ho aggiunto il link sui blog che seguo.
Evviva!

Rosso di Robbia Colori Naturali ha detto...

ciao! sono Michela dell'Associazione Rosso di Robbia e anche nopi stiamo sperimentando la tintura con l'indaco da guado che coltiviamo nel nostro orto tintorio... è fantastico tingere con questa pianta che da una resa molto alta e, soprattutto, un celeste meraviglioso. Anche noi abbiamo letto la ricetta di Soccorso verde con lo stagno: vorremmo sperimentarla, insieme ad altre tecniche naturali che non comportano l'utilizzo di idrosolfito.... saremmo felici di potre condividere i risultati degli esperimenti quindi... teniamoci in contatto!
Michela